I “tre porcellini” Cgil, Cisl e Uil, hanno un formidabile business nel monopolio dei Centri di assistenza fiscale (CAF) e nei Patronati.
Quando un contribuente porta la propria dichiarazione dei redditi al CAF paga per la prestazione che riceve. Tuttavia i CAF oltre ad essere ricompensati dal contribuente vengono anche pagati dallo Stato per il servizio di trasmissione delle stesse.
Addirittura fino a qualche anno fa, solo i CAF potevano fare le dichiarazioni dei redditi, è stata la Corte Europea di Giustizia a liberalizzare in Italia tale monopolio.
Questo meccanismo fu creato da Bersani e affidato “in regalo” esclusivamente ai sindacati, creando così un vero e proprio sistema di finanziamento pubblico alle organizzazioni sindacali, del pari di quello che viene dato ai partiti.
Se il monopolio dei CAF è sotto assedio, resiste saldo quello dei Patronati, le poche strutture convenzionate con numerosi sedi in Itali e all’estero assistono i cittadini in molte pratiche tra cui quelle previdenziali e assistenziali.
I patronati sottraggono dalle casse dello Stato trecentocinquanta milioni di Euro all’anno per le attività svolte sul territorio Nazionale ed Estero e per il mantenimento di tutte le sedi. Anche in questo caso la torta viene divisa tra Cgil, Cisl, Uil e ACLI.
Una rete capillare di uffici, con i quali si raccolgono in maniera sistematica e discutibile fondi pubblici e che hanno un ruolo non indifferente anche nell’indirizzare il voto degli italiani.
Tale forma di finanziamento crea una grave distorsione nella normale concorrenza di mercato, perchè i professionisti che inviano i modelli autonomamente e non attraverso i CAF e Patronati, non ricevono il medesimo rimborso da parte dello Stato.
Negli anni passati alcune forze politiche tra cui i radicali hanno cercato di liberalizzare tali settori senza mai riuscirci. Se tali tentativi fossero riusciti, i sindacati, avrebbero subito un colpo mortale e forse sarebbero tornati a fare solo i loro lavoro.
Giuseppe Rizzo