Cannabis

Fumata bianca all’uso terapeutico della cannabis. Con 317 voti favorevoli l’aula della camera dei deputati ha dato il via libera al disegno di legge per la “Modifica  al Testo Unico di cui di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n.°309/90, in materia di utilizzo di farmaci contenenti  derivati naturali e sisntetici della cannabis indicata a fini terapeutici”.(A.c. 76).

La proposta di legge, ora al vaglio del Senato, vorrebbe fissare criteri uniformi sul territorio nazionale  garantendo ai pazienti equità di accesso, promuovere la ricerca scientifica  sui possibili impieghi medici e sostenere lo sviluppo  di tecniche di produzione e trasformazione  per semplificarne l’assunzione.

Secondo la  Coldiretti tale Testo rappresenta una vera e propria “manna” per l’agricoltura, poichè la coltivazione legale della cannabis a scopo terapeutico, in Italia, potrebbe generare un giro di affari di 1,4 miliardi e dare lavoro a circa diecimila persone.

A nostro dire, il Testo in discussione è deludente molto distante dalla discussione pubblica di questi anni nel nostro Paese e dalle esperienze concrete ormai diffuse in diversi Stati del mondo.

Infatti unico argine al monopolio criminale sulle droghe leggere è la legalizzazione e regolamentazione della stessa.

La commissione parlamentare istituita per occuparsi della materia  ha bocciato tutte le proposte emendative volte ad ampliare il testo di legge  oggi al vaglio del parlamento.

In particolare tutti quegli emendamenti relativi alla legalizzazione da parte dello Stato delle droghe leggere e quindi finalizzati allo scardinamento dell’attuale monopolio delle organizzazioni criminali.

La norma, assolutamente farraginosa, è deludente anche sul fronte dei fini terapeutici, che vorrebbe facilitare,  infatti è stata bocciata anche la liceità della coltivazione personale, anche solo per l’uso terapeutico.

Una norma quindi che avrà pochissimi effetti sia contro la lotta alla criminalità organizzata  sia sui cittadini cui nello specifico la legge si rivolge e al loro diritto alla salute.

Giuseppe Rizzo

 

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