Criminali di partito

Il caso di Cesare Battisti, terrorista rosso, è la storia tutta italiana di un assassino condannato dalla giustizia, ma salvato dalla politica e dalle ideologie.

I processi lo rappresentano come un rapinatore-Killer le cui vittime accertate sono quattro innocenti ammazzati per vendetta.

Battisti viene arrestato in Italia nel giugno del 1979, ma nell’ottobre 1981 evade dal carcere di Frosinone e scappa in Francia.

Il terrorista rosso, durante la sua latitanza in Francia, viene condannato in Italia  all’ergastolo per quattro omicidi, sentenza questa divenuta definitiva ma mai eseguita.

Infatti, per tale sentenza nel 2004 Battisti viene arrestato a Parigi e in giugno i giudici francesi concedono l’estradizione perchè non ritenuto un perseguitato politico.

Battisti però “tornato libero” fugge in Brasile, dove viene riarrestato nel 2007. In Brasile, prima la Procura Generale e poi la Corte suprema autorizzano la riconsegna all’Italia.

Ma nel 2009, l’allora presidente Lula, carismatico leader della sinistra, con l’ultimo atto del suo mandato mette il veto all’estradizione concedendogli asilo politico, rendendolo così un uomo libero.

Alla luce della fine dell’era Lula in Brasile, l’Italia ha inoltrato una nuova richiesta di estradizione.

A seguito di tale richiesta lo stesso viene bloccato mentre cerca di fuggire dal Brasile, la sua fuga è dovuta al rischio oggi reale, di vedersi revocato lo status di rifugiato politico, passo fondamentale per la sua estradizione in Italia.

Per ristabilire la verità è opportuno chiarire che il terrorista rosso Battisti, difeso da politici potenti e intellettuali radical chic, firmatari di numerosi appelli in suo favore che puzzano di favoreggiamento, trasformato in un “romanziere di successo” intoccabile, vittima della repressione italiana negli anni di piombo, perseguitato per le sue idee politiche, non è altro che un impunito rapinatore  pluriomicida.

Avv. Giuseppe Rizzo

 

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