SHOAH

Il 27.01 é il giorno della memoria, in questa data le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Al di là di quel cancello, oltre la scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), apparve l’inferno. E il mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo, conobbe lo sterminio in tutta la sua realtà. Il Giorno della Memoria è un atto di riconoscimento di questa storia, la Shoah.

Il termine Shoah, in ebraico significa catastrofe, ed è andato a sostituire la parola olocausto utilizzata impropriamente precedentemente. Shoah indica quel periodo di tempo che va dal 30 gennaio1933 ossia dalla nomina di Hitler cancelliere della Germania all’8/05/1945 fine della seconda guerra mondiale.

In tale lasso di tempo le follie razziali naziste uccisero sei milioni di ebrei. La Shoah è il frutto di un progetto d’eliminazione di massa che non ha precedenti, un piano di «soluzione finale» del cosiddetto problema ebraico, che prevedeva l’estinzione di questo popolo dalla faccia della terra. Lo sterminio degli ebrei non aveva una motivazione territoriale ne ragioni espansionistiche, era una forma di razzismo radicale che voleva rendere il mondo «Judenfrei» («ripulito» dagli ebrei).

L’odio antisemita non è stata una parentesi legata al nazismo e alla seconda guerra mondiale essa ha radici profonde ed antiche. Prima dell’emancipazione, ottenuta in Europa nella seconda metà del ottocento, gli ebrei erano vissuti per millenni come minoranza appena tollerata, non di rado perseguitata e cacciata, e sempre relegata entro ghetti. Tanto nel mondo cristiano quanto sotto l’Islam gli stessi erano visto con odio per la loro fede “sbagliata “.

Il giorno della memoria non deve essere un momento di mobilitazione collettiva portatrice di una solidarietà inutile, non bisogna commemorare ma bisogna meditare. Esso deve rappresentare un istante in cui tutti devono fermarsi per ricordare capire e guardare cosa è successo, vedere cosa è il male assoluto, affinché non accada mai più.

Avv. Giuseppe Rizzo

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