STUPRANDO
Prima la violenza compiuta dal branco di Rimini, poi quella perpetrata ai danni di una signora di 81 anni, infine quella compiuta da due carabinieri di Firenze. Tutti questi eventi hanno scatenato una serie di dibattiti politici veramente terrificanti, in cui le parti politiche avverse hanno strumentalizzato a proprio vantaggio i vari episodi.
E’ opportuno chiarire immediatamente, che la violenza sessuale è tra gli atti più deprecabili che un individuo possa commettere nei confronti di un altro, azione talmente infame che non può in nessun modo diventare strumento di dibattito politico.
La violenza sessuale nella quasi totalità dei casi ha come vittime donne, in questo tipo di azioni , alla pulsione che regge l’attrazione sessuale, si accompagna un possesso brutale (il dominio). Si delinea, così, lo schema di quella infame sequenza di violenze sessuali che, in forme subdole , volgari, raffinate , macabre, , dalla notte dei tempi ,fino ai nostri giorni, continuano a perpetrarsi.
La violenza sessuale, ad esclusione di malattie mentali, è parte di una arretratezza culturale oppressiva e bigotta. Non è certo la via del progresso e della liberazione. Essa rappresenta un problema globale, ricorrente in tutti gli stati, dai più arretrati ai giganti dell’economia.
Nei paesi più poveri o con governi di tipo confessionale, le ragioni affondano le radici nell’humus culturale, religioso, nell’arretratezza sociale; invece, per quanto riguarda i paesi sviluppati, nella non risolta questione del rapporto tra sessualità maschile e femminile e nel ruolo sociale dominante degli uomini.
Infatti in particolar modo nei paesi più sviluppati, violenza sulle donne non è solo stupro, ma un problema più complesso che ha radici giuridiche, politiche, economiche e culturali e che pone la donna, ancora oggi, in una condizione di inferiorità nelle relazioni sociali, familiari, lavorative.
La magistratura deve comprendere che ,una volta accertata la verità di quanto affermato dalle vittime di tali violenze, non vi possono essere giustificazioni o attenuanti rispetto a tali brutalità, in modo tale da evitare la reiterazione di sentenze quantomeno discutibili, tipo quella famosa sui jeans, in cui la colpa dello stupro in pratica ricadeva sulle spalle della donna, secondo i giudici ,era lei in qualche modo ad aver consentito la violenza; o ancora sentenze come quella in cui si diceva che era meno grave uno stupro se la minorenne aveva già avuto rapporti.
Tali sentenze rimettono in discussione il frutto di anni di battaglie culturali sulla violenza sessuale;sino ad allora le donne venivano viste come causa dello stupro e pertanto si metteva sotto esame in aula, la loro vita, il loro passato i loro amori. Senza invece aggredire realmente chi aveva usato violenza.